sabato 19 giugno 2010

Cronache dal medioevo… Cap.I accessori


Dalla notte dei tempi, dall’era della clava, gli uomini hanno un terrore atavico delle corna. Hanno fatto guerre (vedi Troia), si sono sfidati a duello e hanno compiuto atroci delitti d’onore. Dire ad un uomo “a’ cornuto!!!” pare che sia un anatema più temuto che dirgli “va’morì ammazzato!!!” ed il segno delle corna sia ritenuto mille volte più offensivo che mostrare il dito medio.
Alle donne colpevoli di adulterio venivano appioppati una serie di epiteti tipo “puttane”, “zoccole”, “mignotte”, “troie”. Per gli uomini invece, nessuno riusciva a trovare l’epiteto giusto e alla fine si sono autodefiniti all’unanimità “Fenomeni”.
Secoli fa i cavalieri crociati, per salvaguardare la fedeltà coniugale delle proprie mogli, l’illibatezza delle figlie e per scongiurare il pericolo di trovarsi un magnifico paio di corna sotto l’elmetto, hanno inventato la famigerata “cintura di castità”. Un attrezzo che pesava mezzo chilo, un design degno del marchese di Sade, avo grossolano dell’attuale perizoma ma fatto in ferro lavorato a mano e sigillato dal fabbro di fiducia, con tanto di chiave unica consegnata al proprietario della femmina in questione. Il fatto è che le guerre duravano a volte mesi, a volte anni, e le povere donzelle rimanevano “incatenate” nello scomodissimo intimo solo in piedi o sdraiate, senza potersi sedere o peggio ancora, farsi il bidet.
Ma la furbizia è femmina si sa… Mentre il marito saccheggiava gli harem degli infedeli, molte di loro cominciarono ad avere relazioni amorose proprio con il fabbro di fiducia, che poteva aprire e chiudere gli scomodi ceppi a piacimento. Le sfortunate invece, quelle timorate da dio, bruttine o appassite per la lunga attesa, le portavano stoicamente fino al ritorno del cavaliere.
Di come avveniva la cerimonia di apertura ne parla lo storico medioevale Freydier de Nimes nel saggio “Traumi psicofisici subiti dai fabbri addetti alla rimozione”

La donna (purtroppo) invisibile

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